Tutto gira attorno ai soldi, viene da dire, osservando con occhio realista la vita attorno a noi e nel mondo intero, solo che non la si può osservare quasi ci si trovasse all’esterno, da spettatori.
Vi siamo immersi anche noi e anche noi ne siamo in misura diversa responsabili, sia nel bene che nel male. Mi è sempre piaciuto, trovandolo intrigante, figurarmi il vivere delle persone, dei popoli, come un treno in corsa verso una destinazione difficile da definire perché guidato da persone di cui non ci è noto il volto. Lo si può solo immaginare, intuire, facendo mente locale a come è composto e come funziona. Circa la velocità rimane arduo stabilirla dall’interno. Ciò che si può supporre, con qualche margine di errore, è sapere in quale scomparto ci si trova e quali sono i compagni più prossimi di viaggio. Anche gli arredi interni possono aiutare a stabilire la classe sociale di appartenenza. Infine ha certamente un suo specifico significato, e bene o male lo si sa, in quale delle tre classi (a mo’ di semplificazione) si sta viaggiando. Credo di potermi annoverare, per rimanere alla metafora, tra quanti viaggiano in 3 classe. Qualcuno ricorderà di certo le vecchie “care” terze classi dei treni di un tempo. In terza classe, in un Paese come il nostro (ma vale un po’ anche per il resto del mondo) si trovano la maggioranza dei passeggeri e magari ci stanno piuttosto ammucchiati, senza la possibilità per tutti di potersi sedere. In seconda classe stanno già meglio, sia quanto a posti a disposizione, sia per l’arredo e qualche altro comfort. A differenza di quelli stipati in terza classe, in quella seconda, tutti, più o meno, possono godere del paesaggio che corre fuori dai finestrini e abbandonarsi a qualche momento di svago o di sogno. In prima classe ci si va solo su prenotazione avendo un portafoglio ben fornito. Non è da tutti né per tutti, va da sé. L’atmosfera della prima classe è ovattata; si pasteggia a champagne e aragosta. Non mancano gli svaghi e divertimenti e pure la noia. Noia di vivere perché si vive per se stessi e di quanti stanno più indietro sul convoglio non importa una bella mazza. Ma non finisce qui. Oltre la terza classe, oltre l’ultimo vagone, c’ una fila numerosa di persone che seguono con mezzi di fortuna oppure a piedi e che per quanto cerchino di accelerare il passo non riusciranno mai a raggiungere neppure l’ultimo vagone di terza classe. Solo un rallentamento del treno potrebbe permettere loro di salire a bordo. Se avvenisse, per fare spazio a tutti, si renderebbe necessario una movimentazione di chi è già a bordo del treno: dalla terza alla seconda classe e da questa alla prima. Ci sarebbe posto a sedere per tutti e non mancherebbe a nessuno di che mangiare e bere. Lo sanno anche quelli della prima classe, ma anche quelli della seconda e della terza, ma tutti o quasi tutti sono convinti che sia meglio la situazione attuale, fino a quando qualcuno dalla prima classe finisce nella terza (cosa piuttosto rara, è vero), o dalla seconda alla terza (abbastanza frequente), o dalla terza a terra (cosa non del tutto improbabile). Ci vorrebbe un miracolo, oppure una rivoluzione, potrebbe dire qualcuno per cambiare l’attuale situazione, e forse quel qualcuno ha pure qualche ragione. Io penso che basterebbe che ciascuno di noi capisse che rallentare la corsa del treno e far salire tutti a bordo, facendo spazio a tutti, sarebbe conveniente per tutti e ci risparmieremmo un bel po’ di guai. Chissà forse un giorno lo capiremo, lo capiranno. Nel frattempo impegniamoci, per quanto possiamo, a far spazio a qualcuno di quanti sono più penalizzati, iniziando da ciascuno di noi. Cerchiamo di essere un anno buono per qualcuno che ci vive accanto.