- Mi chiamo Aleksander… o forse sarebbe meglio dire che mi chiamavo Aleksander? Ancora non lo so. Sono qui immobile, sospeso in aria. Così mi pare. Che stia sognando? E quello che mi sta di fronte chi è? Tu, chi sei?
- Juri, mi chiamo Juri, o forse come hai detto tu questo era il mio nome. Che ci facciamo qui?
- Vorrei saperlo anch’io.
- Di dove sei?
- Sono ucraino, vengo da…
- Ah! Quindi un mio nemico? Ma cosa sto dicendo? Cosa significa questa parola che mi hanno martellato in testa a non finire?
- Anche a me lo stesso termine non dice più niente, se mai me lo diceva prima… Ma prima quando?
- Che ci è successo? Mi sento libero e leggero come non sono stato mai.
- Anch’io! Sarà che siamo morti?...
- E questo spazio infinito, questo vuoto attorno cosa sarebbe? il paradiso?
- Ma dai, che dici? Il paradiso questo? Che delusione!
- E allora? Siamo in attesa di giudizio?
- Dimmi una cosa: che ti è successo? Cos’è l’ultima cosa che ricordi?
- Un gran botto e poi un dolore lancinante e quello stupido di sergente che poco prima mi ripeteva continuamente spara, spara, idiota, non vedi che i russi stanno avanzando, poi il buio e voci sempre più sottili e esili che ripetevano resta con noi, coraggio, non è niente, ce la puoi fare… E tu, cosa ricordi?
- Una gran paura, scoppi, imprecazioni, lamenti e un colpo in testa che mi ha tramortito. Il buio e poi più niente fino a quando mi sono risvegliato qui in tua compagnia.
- Guarda là in basso!
- Dove?
- Sotto di noi, io vedo il mio corpo sfatto, insanguinato e miei compagini attorno che lo stanno rimuovendo.
- Oddio che stazio! Anche il mio, più in là, non è un bello spettacolo, ma è meno sformato del tuo. Cosa ti ha colpito?
- Penso una granata.
- Magari l’ho sparata io senza nemmeno sapere chi avrei colpito. Mi spiace. Per quel che vale, ti chiedo pure perdono.
- Anch’io! Magari a colpirti in fronte sono stato io, chissà! La guerra è proprio una gran merda.
- Convengo.
- Sento una specie di vibrazioni, mi pare di sentire mia madre angosciata, ma non la vedo.
- Provo la stessa cosa anch’io, eppure se sono morto non credo lo sappia già, non è possibile.
- È vero, ma sai come sono le madri; loro intuiscono anche a grande distanza. Loro sanno davvero cosa significa amare un figlio e doverlo piangere morto.
- A te faranno un funerale da eroe, immagino.
- Sai quanto me ne frega! Stessero tutti zitti e si mettessero una mano sul cuore.
- A cominciare dai preti, per quanto mi riguarda. Quante benedizioni ci hanno impartito a noi, dicendoci che combattevamo per scopi altissimi e che dio, quale dio, poi, era con noi.
- Forse con meno prosopopea dei tuoi anche i nostri preti hanno largheggiato in benedizioni.
- Come si chiama tua madre, Aleksander?
- Si chiama Anastasia. E la tua?
- Mirjana.
- Certo lo sai che significa Pacifica.
- Lo so, certo, povera donna. Lei è davvero una persona pacifica. Se fosse dipeso da lei in guerra non ci sarei venuto, ma che poteva fare?
- Già, che ci poteva fare? Io ho un fratello che si è dichiarato obiettore di coscienza, ma non se la sta passando bene, tutt’altro!
- Figurati da noi. Mio fratello, Alioscia, per evitare di essere arruolato è fuggito all’estero e non ho sua notizia da tempo. Spero che abbia fortuna.
- Hai… volevo dire, avevi una fidanzata Jurij?
- Sì, si chiama Mirka, e tu?
- La mia si chiama Irina, pensa tu. Un nome, come ben sai, che significa Pace.
- Quante contraddizioni Aleksander.
- Scusa Jurij, ma devo andare, sento che mi stanno chiamando, invocando, non so, non capisco, sento solo che devo andare. Una forza più grande di me mi sta strappando via…
- Sta succedendo anche a me, mi pare di udire la voce di mia madre, i suoi singhiozzi. Perfino mio padre Ivan lo sento piangere e mi sorella Katrina e poi Mirka. Sento che sto per piangere anch’io. Ho dentro un dolore immenso, Aleksander.
- Anche dentro di me sento un gran dolore e sento e vedo mia madre, mio padre Aleska, mio fratello Andrey e mia sorella Alina e poi Irina. Addio Jurij, forse ci rivedremo in un posto migliore.
- Addio Aleksander, addio oppure a presto, in un luogo finalmente di Pace.