
Piergiorgio
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Ricevi le notifiche via email quando un nuovo intervento viene aggiunto in questo blog.Canzone per Malala K2_UNPUBLISHED
Gridate, urlate il suo nome,
coetanee che uscite festanti
da scuola
in questo autunno incipiente.
Non lasciatelo cadere nell’oblio
gridatelo al cielo e alla terra
urlate con forza: Malala!
Che sentano tutti,
anche quanti non vogliono
udire.
Sorridete ancora alla vita;
la stessa che a lei hanno preteso
strappare
perché, come voi,
voleva riconosciuto il diritto
di esistere: donna e persona.
Gridate forte il suo nome,
ragazze ragazzi e di oggi,
non lasciate cadere nell’oblio la sua storia
e quanto ci ha raccontato.
Giovani, a voi appartiene il suo sogno!
Lo dovete sognare con lei,
adesso che combatte tra la morte e la vita.
Pretendete, in suo nome,
che non accada mai più!
In nessuna parte del mondo.
Gridate il suo nome
fino a farvi sentire da lei
in quel letto d’ ospedale.
Il vostro grido le doni ancora forza,
e coraggio di lottare.
Gridate contro i suoi attentatori !
Sappiano che Malala non è sola.
Nei suoi occhi, neri, profondi,
io ho visto la meglio gioventù
del presente;
quella che esige rispetto, dignità per ciascuno.
Giovani, gridate ai suoi assassini
che il loro mondo è cosa vecchia;
senza futuro,
perché si regge su presupposti di morte
NEL NOME DI SUA SANTITÀ K2_UNPUBLISHED
«Nel nome di Sua Santità Benedetto XVI, gloriosamente regnante, invocata la Santissima Trinità…» Mentre il servizio televisivo racconta la sentenza comminata dal tribunale ecclesiastico al maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, non posso fare a meno di correre con la mente a quel brano del vangelo (Gv 8, 1-11) nel quale si parla della donna sorpresa in adulterio e portata davanti a Gesù con la richiesta che si pronunci a suo riguardo.
Annunci d'autunno K2_UNPUBLISHED
Canta il torrente,
stamane,
in modo nuovo;
pare mormorare
la canzone di sempre
a mezza voce,
quasi a non voler disturbare
il sonno delle foglie,
che dai platani,
si staccano lente,
di altro colore,
adagiandosi lievi sulle sponde
che lo racchiudono,
comandandogli di non far rumore.
Scorre lento;
saltella giocoso sui sassi.
Con acque trasparenti
lambisce dolcemente
l’anatra immobile su un masso
posto nel mezzo;
curiosa lo guarda
annunciare l’Autunno.
IL VECCHIO E IL NUOVO K2_UNPUBLISHED
Pare di assistere alla fiera delle vanità ascoltando ogni giorno le varie ipotesi di premierato che si annunciano in previsione della prossima tornata elettorale. Quando non si parla di premier, si parla di possibili alleanze, quasi che a noi elettori le cose che stanno più a cuore siano queste e non altre. Intendiamoci, entrambe le questioni hanno una loro innegabile importanza; credo però che altre siano le questioni importanti e impellenti delle quali discutere. Personalmente mi piacerebbe sentire parlare di programmi, ad esempio.
UN DONO DI DIO ALL’UMANITÀ K2_UNPUBLISHED
Sono in molti, in queste ore, a ricordare il cardinale Carlo Maria Martini, certamente in maniera migliore di quanto sia in gradi di fare io. L’ho conosciuto soprattutto attraverso i suoi scritti e i suoi interventi che ho sempre apprezzato. Uomo di profonda cultura e spiritualità, non ha avuto timore di affrontare apertamente anche temi che nella Chiesa sono ritenuti indiscutibili, ponendosi in atteggiamento di ricerca, lasciandosi interrogare dalle molte domande che pone il nostro tempo.
PANE E VELENO K2_UNPUBLISHED
La vicenda dell’ILVA di Taranto che da giorni tiene banco su tutti i giornali, è una vicenda drammatica e contemporaneamente emblematica di un modo paranoico di affrontare situazioni altamente critiche. Pare che l’alternativa posta sia quella tra pane e veleno, quasi che si equivalgano. Se si è arrivati alla situazione attuale, le responsabilità sono ampie e diffuse e non imputabili a un solo soggetto o a una categoria sola di persone.
NOTE A MARGINE K2_UNPUBLISHED
I quotidiani trentini di oggi dedicano ampio spazio a tafferugli avvenuti ieri pomeriggio in città tra gruppi d’immigrati. Da come sono stati descritti i fatti, si è trattato certamente di qualche cosa che ha superato ampiamente i limiti, per così dire fisiologici, di taluni comportamenti da parte di persone che vivono ai margini e tante volte nell’illegalità.
LA POVERTÀ DEVE ESSERE ILLEGALE K2_UNPUBLISHED
La notizia della liberazione della cooperante Rossella Urru, arriva come un tonico, in questa estate scandita dall’andamento dello spread, dai flop delle borse, dalle polemiche quotidiane tra le varie forze politiche che si rimpallano responsabilità, che tante volte è bipartisan, su quanto non funziona nel nostro Paese. La notizia della sua liberazione è una di quelle che fanno ben sperare, che inducono a riflettere che forse non tutto è perduto, perché rimette al centro della nostra attenzione, per qualche ora, per qualche giorno, un mondo, delle persone, e sono migliaia, che vivono prodigandosi per gli altri.
Grazie, suor Bepa! K2_UNPUBLISHED
Suor Giuseppa (per tutti suor Bepa) è stata una suor a della Carità dell’Istituto “Maria Bambina”. Era nata a Sabbionara d’Avio il 06.12.1928 da una famiglia di contadini con quattro figli: tre femmine e un maschio. Entrò in convento nel 1950, lavorando prima in ospedale per 35 anni, per poi passare alla neonata Casa di Accoglienza Padre Angelo di Trento, centro di accoglienza per ragazze madri.
Se ne è andata in silenzio, come in silenzio, senza tanto rumore, ha vissuto una vita piena, al servizio di tante persone; prima in ospedale e poi presso la casa d’accoglienza “Padre Angelo”. Siamo in tanti a ricordare oggi suor Giuseppa, per noi suor Bepa, nel giorno della sua morte, con animo grato per quanto ha vissuto. È stata una persona che ha saputo dare sapore all’esistenza; la sua e a quella di quanti ha incontrato.
Viaggiatori della Vita K2_UNPUBLISHED
Le ragioni per cedere allo sconforto, allo scoramento, son davvero tante e interessano vari ambiti della nostra esistenza: sociali, politiche, economiche, culturali, religiose ecc. Come non farsene travolgere? Io credo serva anzitutto ridirsi le ragioni nelle quali affonda la speranza, che risiedono in ultima istanza nella convinzione che la vita, la vita vera, è più grande di tutte le storture nelle quali, noi, concretamente la ingabbiamo, attraverso il nostro agire tante volte distorto. È una consapevolezza che avvertiamo dentro di noi, a prescindere dal fatto di essere o no credenti.