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Guerra K2_UNPUBLISHED

Ci giocano i grandi;

ci giocano

quasi fossero bambini.

...

Son chiusi dentro casa

mentre fuori piove.

...

Piove diluvia e grandina.

Saetta romba e squassa.

...

I grandi

(ma sono piccoli)

restano imperterriti:

guardano il panorama.

...

Sola

una donna muove

un passo dopo l’altro;

regge sul suo corpo

un dolore grande

il mondo.

...

Un bimbo è steso a terra

le mani alzate

al Cielo.

Urla senza voce.

Gli occhi

profondi

scuri

sembrano un cimitero.

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Stragi K2_UNPUBLISHED

    

Morti

Schiantati

Spezzati

Fatti brandelli.

.....

Truce avanzo

di pasto di belve.

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Barbone K2_UNPUBLISHED

  

E guardami, per un istante solo!

Guarda dentro queste fessure

che stringo così forte

per trattenere l’anima

e il sole non mi accechi;

vi troveresti certo

un po’ della tua storia.

Forse ti accorgeresti

che sono proprio un Uomo.

Un Uomo!

Da quanto tempo

non sono più

considerato tale?

Pezzente, vagabondo,

straccione, mendicante;

questi – per dirne alcuni -

i miei titoli d’onore;

epiteti inventati

per segnare la distanza.

Son come una coperta:

avvolgono il mio corpo

mi celano ai passanti;

non velano le stelle

che ho impresse

sulla pelle.

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Esclusi K2_UNPUBLISHED

  

Non serrano più i polsi,

non stringono caviglie

non suonano di freddo

e sordido metallo:

sono impresse dentro l’anima,

con marchio che è di fuoco.

I lacci sono occulti,

e mascherati bene:

Invisibili è il nome

di quanti oggi imprigiona.

La gente pare cieca

e finge anche sorpresa;

pare non avvedersi

dei pregiudizi effusi

disseminati ovunque.

Come gramigna crescono

e rinserra sempre gli Ultimi:

li etichetta

espunge

confina oltre i margini.

Qui a morire è l’Uomo

e sempre fuori le mura

della città che gode.

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FESTA DEL LAVORO? K2_UNPUBLISHED

Le ultime parole pronunciate da Spies, uno degli impiccati l'11 novembre del 1887 a Chicago (USA), tra operai, organizzatori sindacali e anarchici condannati per aver organizzato il 1º maggio dell'anno precedente lo sciopero e una manifestazione per le otto ore di lavoro, furono: “Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!” La festa del primo maggio (chissà quanti lo sanno!) è nata nel sangue; frutto di rivendicazioni di operai che lottarono per migliorare le proprie condizioni lavorative. Anche oggi, si tenta di soffocare la voce di quanti chiedono dignità e lavoro, non più attraverso la corda e l’impiccagione, ma attraverso strumenti più subdoli e forse più efficaci: l’indifferenza, la legge del profitto ad ogni costo, lo smantellamento dei diritti acquisiti, l’impero del denaro e della finanza al quale è richiesto l’omaggio da parte di ogni coscienza.

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SERVE UNA NUOVA LIBERAZIONE K2_UNPUBLISHED

Uno spettro si aggira per l’Europa, che cavalca il malcontento dilagante, mietendo consensi tra i settori più colpiti dalla crisi economica, tra le fasce di popolazione più disperate che non riescono a vedere prospettive di futuro. Tra tanto disagio reale le destre più reazionarie hanno facile gioco. Nessun paese pare immune. Francia, Olanda, Ungheria suonano come campanelli d’allarme. La politica, quella che dovrebbe servire da antidoto contro tentazioni autoritarie, xenofobe, razziste, pare asfittica; non è in grado di scaldare più i cuori.

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Primo giorno di scuola K2_UNPUBLISHED

Varcando quella soglia severa,

il PRIMO D’OTTOBRE,

perdevamo identità… per un istante:

Remigini, eravamo chiamati;

tutti quanti.

Sottobraccio la cartella,

non nuova per tutti.

Più d’una portava l’usura

del tempo;

i segni lasciati dai fratelli

più grandi:

gli strappi, i rattoppi, le magie perdute

sudando sui banchi.

Però era ricolma di sogni,

sospesi, ammalianti.

O nuova, ricolma di attese stregate.

Ricordo l’astuccio tutto nuovo;

regalo insperato di una zia che mi era

madre.

Uno scrigno affascinante

di matite colorate,

penna,

pennini di scorta,

gomma,

fapunte…

Tutto ben ordinato…

Come mucche chiuse in stalla,

ogni cosa aveva il suo posto…

… ed io ero il pastore!

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Fame di lavoro K2_UNPUBLISHED

In molti hanno perso finanche

la speranza

non vedono all’orizzonte alcuna

luce

e di promesse vuote sono

stanchi.

Una persona senza occupazione

è come morta

e il vivere è solo un trascinarsi

stanco.

Viene meno il desiderio di esserci

e di contare.

L’ angoscia afferra l’anima

e la sgretola.

Se all’uomo è tolta la grandezza

del plasmare,

che cosa può dar sapore

alla sua vita?

Eppure siamo nati tutti per

creare;

per rendere un giardino questo

mondo.

Lo stiamo tramutando invece in un

inferno

usando male l’intelligenza di cui

godiamo.

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NON DOBBIAMO ARRENDERCI K2_UNPUBLISHED

C’ero anch’io quel venerdì 31 maggio a Brescia per onorare le vittime della barbara strage avvenuta il martedì 28. Eravamo migliaia e migliaia a testimoniare, in un silenzio composto, carico di rabbia e di dolore, la volontà di opporci a quanti intendevano sottrarci il diritto di partecipare alla vita democratica e sociale del nostro Paese. Ed eravamo animati da un grande desiderio di verità e di giustizia, pur avendo ben chiaro in mente chi fossero i responsabili ultimi della strategia stragista, al di là delle responsabilità individuali ancora da accertare in quel preciso istante.

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LA SIGNORA K2_UNPUBLISHED

È chiamata semplicemente la Signora, il premio Nobel Aung San Suu Kyi, dalla sua gente, e immagino sia un titolo usato per sottolineare la sua nobiltà d’animo, il suo impegno indefesso a difesa dei diritti umani così vilmente calpestati nel suo Paese. Una piccola donna dall’apparenza fragile e minuta, ma dall’animo forte di una robustezza non comune.

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