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08 set 2013
SE VUOI LA PACE COSTRUISCILA
Scritto da Piergiorgio |
Letto 4014 volte | Pubblicato in Il mio blog
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A parole tutti sono contro la guerra. A parole, perché poi in realtà, e i fatti sono lì a dimostrarlo, non è affatto così. Magari non ne sono del tutto persuasi con le “migliori” intenzioni, in realtà perché atavicamente convinti che l’uso della forza sia di gran lunga più efficiente e più efficace per dirimere i conflitti che sono, è del tutto evidente, inevitabili nella vita dei popoli e delle persone.

Quello che non è inevitabile, sono le modalità di gestione dei conflitti. Se davvero credessimo che la pace, nella sua accezione più profonda, di bene, di vita, di serenità, di sviluppo per tutti e per ciascuno, sia il bene più prezioso per l’umanità e per ogni persona vivente sul pianeta, allora nessuno indugerebbe ad attardarsi a immaginare, predisporre, costruire, commerciare, utilizzare strumenti di morte per conseguirla. In realtà quello che molti desiderano, e a questo riguardo tutti siamo chiamati a un serio esame di coscienza, non è tanto la pace, quanto la difesa dello status quo; la propria tranquillità anche se tutto questo si basa su ingiustizie palesi. Questo vale sia a livello di singoli che di popoli e nazioni. A cosa siamo davvero disposti a rinunciare; cosa siamo davvero disposti a fare, perché nel mondo regni la pace. Non la pace dei morti, ma la pace dei vivi? Dichiararsi contrari alla guerra è facile, specie quando ci si trova lontani da teatri nei quali si consumano violenze inenarrabili. Scegliere la via della non violenza attiva come modalità di risoluzione delle contese, dei conflitti, non è per niente agevole; implica mettersi in gioco personalmente, accettando di pagare di persona. Anche il conseguimento della pace con metodi non violenti ha un costo. In quanti siamo disposti a correrlo? Sullo scacchiere internazionale, come singoli, il più delle volte non riusciamo a influire, neanche quando siamo in migliaia, milioni a scendere nelle strade a protestare. Dobbiamo certamente continuare a farlo e sempre più convintamente, ma contemporaneamente dobbiamo educarci a essere costruttori di pace nella vita quotidiana attraverso scelte coerenti. Pregare e digiunare sarebbe un’ipocrisia, se intendessimo questi gesti come un demandare al Padreterno il compito di fare quanto spetta a noi fare. Ad esempio, come scrive in un suo messaggio di questi giorni, padre Alex Zanotelli, se non ci impegnassimo “a costruire la pace nella quotidianità con un impegno serio a:

  • accettare la nonviolenza attiva e viverla nelle nostre relazioni familiari, sociali, culturali, religiose;
  • premere perché il governo italiano non accetti di partecipare alla guerra in Siria e non permetta l’uso delle nostre basi militari per questo attacco;
  • rifiutare che il governo italiano spenda 26 miliardi di euro in Difesa come ha fatto lo scorso anno(3 milioni di euro ogni ora!);
  • annullare l’acquisto dei 90 F35, che ci costeranno 15 miliardi di euro;
  • rifiutare che Sigonella (Sicilia) diventi la capitale mondiale dei droni e Niscemi(Sicilia) diventi il più importante centro mondiale delle comunicazioni militari”.

Occasioni per operare concretamente alla costruzione di una società e di un mondo diversi ne abbiamo a non finire. È possibile farlo se partiamo dalla consapevolezza che l’umanità è un’unica famiglia e che il dolore, la sofferenza, l’ingiustizia patita da qualunque di uno dei suoi membri, singolo e gruppo che sia, mi deve, ci deve riguardare. Non siamo ancora giunti a questo; purtroppo! Le divisioni, le contrapposizioni, le discriminazioni, gli odi, le rivalse, le ingiustizie inflitte e subite sono ancora un numero infinito, dentro questa umanità alla quale apparteniamo. Ancora non abbiamo imparato a guardare ad ogni persona con occhio limpido e trasparente e considerarla un fratello, una sorella. Abbiamo molto cammino da compiere, ma la direzione non può che essere questa. Ogni altra porta soltanto risultati di morte. Allora è urgente che ci impegniamo tutti iniziando a metter al bando la guerra come strumento che ci siamo dati per risolvere le contese, dirimere le questioni tra noi uomini. Dobbiamo, partendo dall’educazione dei nostri figli, dei giovani, imparare a ritenerla una cosa oscena; inconcepibile per chi voglia dirsi semplicemente umano, così come sta sempre più diventando sentire comune il rifiuto di tante cose che in passato erano ritenute “normali”, anche se sotto altre forme esistono tutt’ora. Penso alla schiavitù, per fare un solo esempio. Soltanto quando nel sentire della maggioranza delle persone, la violenza, in tutte le sue forme, sarà avvertita come innaturale, soltanto allora potremmo realisticamente veder iniziare a splendere nel cielo l’ arcobaleno.

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