Piergiorgio
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Ricevi le notifiche via email quando un nuovo intervento viene aggiunto in questo blog.Poveri K2_UNPUBLISHED
Dietro:
dietro
i tanti
rampanti.
Scansati:
scansati
da gente
che corre.
Blanditi:
blanditi
da vane
promesse.
Pescati:
pescati
sul fatto
ogni volta
Gettati:
gettati
dentro
patrie
galere.
Morti:
morti
perché
non amati.
Accattone K2_UNPUBLISHED
Sotto il pippolino
del basco blu,
un poco rintanato
fra due baffi,
sta il tuo sorriso.
Nascondi in questo
e dentro il palmo
della mano
tesa furtiva,
quasi cortese,
a chi ti passa
accanto irriguardoso,
labile ombra
di un’esistenza
grama.
Migranti K2_UNPUBLISHED
Come uccelli
spauriti
su un ramo,
stanno
dentro
le nostre
contrade,
aspettando
il dì
che verrà.
Altri nidi
han lasciato;
altre terre:
caldi affetti
speranze deluse
povertà
abbandoni
violenze.
Pieno è il cuore
di antico dolore.
Dentro
il petto una luce;
una pallida
luce li muove:
è futuro di pace
è domani
di altro colore
è speranza
di vita.
Clochard K2_UNPUBLISHED
Stavi seduto lì
su quella panca,
l’ultima cosa
che avevi scelto
tu.
La vita,
le staffilate sue,
aveva inferte
sopra quelle tue,
mischiandone
i contorni.
E nella mente tua
non si marcavan più
le differenze,
fra queste e quelle
Così interrogavi me,
quasi responso,
chiedendo:
sei diventato uomo tu;
ora dì, come?
E io tacevo,
con rispettoso ascolto,
e mi chiedevo,
non senza turbamento,
chi fra noi due
lo fosse per
davvero.
Beslan K2_UNPUBLISHED
Con urlo straziante
e doglie possenti,
ha partorito, la Terra,
un mostro ingombrante
che al Cielo protende
artigli feroci.
Se neanche più i bimbi
son figli di tutti,
come, ancora sperare?
E’ muto il dolore,
né può essere altro,
per oltraggio
si tanto.
Profughi K2_UNPUBLISHED
Sputati
dal mare
come
vuote
conchiglie,
s’ammassano
stremati
su spiagge
deserte.
Son figli
perduti
per causa
del Drago:
il neoliberismo.
Rom K2_UNPUBLISHED
Siete rimasti gli unici a dirvi uomini;
uomini soltanto.
Uomini senza alcun altro orpello,
o titoli altisonanti e tronfi.
Uomini soltanto, e basta; come ci ha visti Dio.
Come eravamo tutti, all’alba della vita.
E questo ci fa paura…
Guardandovi negli occhi, ci scopriremmo nudi:
fragili, poveri e bisognosi.
Allora vi cacciamo via,
verso un qualunque altrove…;
proscritti dalle nostre strade
espulsi dalle città.
Lontani dalla nostra vista;
… lontani anche dal cuore.
Noi non vogliamo chiedere!
Noi non tendiamo la mano!
… Noi, non ne siamo capaci...
Abbagliati dai molti beni,
abbiamo indurito il cuore;
per voi non palpita più.
Computando la nostra ricchezza,
lesinando sul vostro futuro,
vagheggiamo un domani tranquillo,
recintato, fatto solo per noi.
Noi, svuotati recipienti d’umano,
che ingrassiamo la vista
con fasulli luccichii evanescenti,
siamo come conchiglie
che non riecheggiano più il mare.
Al seguito dei vostri vuoti fagotti,
andando respinti,
portate ciò che rimane,
della nostra perduta
umanità.
Giornata della memoria K2_UNPUBLISHED
Volano corvi
nel cielo ferrigno d’inverno;
paiono, strappi, rattoppi,
in un panno lasciato guastare.
Nel vento corrono esili voci
di memorie lontane,
come luci smorzate dal buio.
Ora sono preghiera,
domanda;
grido d’ aiuto.
Implorano di non scordare.
Di nuovo risuonano passi marziali
di stivali ferrati:
sbandati in angoli oscuri,
coscienze assopite,
genti confuse che stanno
a guardare.
Anche oggi;
come sempre;
… come allora.
Il morbo maligno, mortale,
si ammanta con parole d’onore:
sicurezza, giustizia, diritto, decoro.
Si diffonde; alligna nel corpo,
nella mente di tanti.
Quanto è scarsa, di breve durata,
la memoria.
La luna non può K2_UNPUBLISHED
Nascosta da nero sudario di nubi,
la luna non può più sorridere in cielo;
né cantare, stanotte.
Nasconde smarrita il suo viso,
come madre che piange la prole.
Nicolae, Michail, Mohamed,
solo per dirne qualcuno tra i tanti.
S’arrabattano a morsicare, alla vita,
un tozzo di pane, che spesso è raffermo,
Fuori luccicano infinite vetrine
straripanti di doni ammuffiti
ricoperti di solipsismo sprecone.
Ed è notte.
È più buio e intirizzito il cuore di molti,
che ai giardini, negli anfratti, in case vuote,
le membra di quei figli,
che veglia dall’alto.
Attesa K2_UNPUBLISHED
Ancora non piangono,
i rami spogli,
agitati dalla brezza del mattino.
Le gemme faticano
a mostrarsi col sorriso
che il sole induce, a tratti,
annunciando nuove albe.
Il torrente rumoreggia,
ma giunge afono
più a valle,
dove incontra la corrente
che fa fiume…
Là, il vociare si confonde;
e nel flusso disinvolto,
che tutto quanto inghiotte,
si livella ogni acqua...
Non di meno è assetata
questa martoriata Italia…
Lo si avverte in ogni dove;
lo si coglie in ogni strato…
in ogni classe,
in ogni gruppo…
Cosa serve alla riscossa?
A una nuova primavera?
Il coraggio di osare;
… forse.
Forse manca la speranza…;
forse un sogno condiviso,
da sognare
ancora in tanti.